L'origine del francese è da ricercarsi nella particolare evoluzione che il latino ebbe in Gallia a contatto con le precedenti parlate locali, cioè con il sostrato celtico e il superstrato franco. Nel tempo la lingua si modificò, in modo diverso a seconda delle regioni, fino a diventare volgare romanzo, il cui primo documento è rappresentato dai Serments de Strasbourg (842), scritti in romanzo e germanico. Già a partire da questa opera si potevano distinguere due principali aree dialettali: quella della cosiddetta lingua d'oïl (francese), che si estendeva nella maggior parte della Francia settentrionale, e quella della lingua d'oc (provenzale e occitanico), diffusa nella Francia meridionale. Tuttavia, sin dal secolo XI, su questi dialetti si impose progressivamente il francico, sul quale si fonda l'attuale lingua nazionale e letteraria, e ciò grazie al prestigio sempre più crescente di Parigi, polo commerciale in cui si svolgevano fiere periodiche che richiamavano grandi folle e sede fissa della monarchia, quindi della corte e delle attività culturali che si sviluppavano intorno a essa. Il latino rimase la lingua della scuola, della cultura accademica e degli atti della cancelleria reale finché non prevalse il francese grazie all'ordinanza di Villers-Cotterêts (1539), la quale prescriveva il suo uso in tutti gli atti giudiziari. In tal modo, il francese assurse a lingua ufficiale dello Stato con la conseguenza di un notevole impulso all'unificazione linguistica del Paese, raggiunta sotto il regno di Luigi XIV con il Dictionnaire (1694) dell'Académie Française. Dopo la Rivoluzione, divenne la lingua dell'insegnamento in ogni ordine di scuola e alla fine del XIX secolo si affermò definitivamente anche sui dialetti locali.
Lingua diplomatica di uso internazionale fin dal XVIII secolo, il francese in questa funzione è stato progressivamente sostituito dall'inglese, soprattutto dopo la I Guerra mondiale. Sebbene non sia ai primi posti fra le lingue più parlate del mondo per numero di madrelingua (80 milioni secondo Ethnologue, 2021), è la seconda per diffusione (dopo l'inglese) per numero di Paesi in cui è ufficiale e per numero di continenti in cui è parlata (274,1 milioni secondo Ethnologue, 2022). Il francese infatti è la lingua nazionale del Lussemburgo e una delle lingue nazionali di Belgio e Svizzera; nella regione a statuto speciale della Val d'Aosta è ufficialmente equiparato alla lingua italiana; in Africa è lingua nazionale di molti Paesi che hanno subito la dominazione coloniale francese; in America è riconosciuto come lingua nazionale, accanto all'inglese, nel Canada ed è anche la lingua nazionale della Repubblica di Haiti (per approfondimenti, si veda la sezione dedicata su sapere.it, De Agostini Editore).
Ed ecco che questo mio viaggio a ritroso fra "Le mie lingue", la rubrica dedicata alle lingue straniere che ho appreso nel tempo e utilizzo quotidianamente nel mio lavoro (francese, tedesco, inglese, portoghese e neogreco), si conclude ripartendo proprio dal francese, la mia prima lingua straniera dal punto di vista cronologico. E fu proprio il mio primo docente delle Scuole medie, il professor Aurelio Cavalleri, a dire a mia madre in colloquio che ero portata per questa lingua e che avrei potuto specializzarmi nel campo delle lingue straniere. Di lì a poco iniziai a fantasticare di iscrivermi al liceo linguistico, trascorrere un anno all'estero proprio come aveva fatto mio zio negli USA e, chissà, studiare da interprete per lavorare un giorno al Parlamento europeo! Gran parte di quei sogni si è avverata, tanto da non ritenere casuale l'incontro con il Prof. Cavalleri, riapparso poi al mio terzo anno del Liceo Simone Weil di Treviglio.
Correva l'anno scolastico 1996/97 e l'estate successiva sarei partita per gli Stati Uniti, segnando così un'altra tappa in direzione degli studi intrapresi. Di lì a poco il francese non sarebbe più stato la mia prima lingua di fatto (alla prova di maturità optai per un tema in inglese), ma in cuor mio continua a esserlo per preparazione grammaticale e studio della civiltà (come posso dimenticare le temibili lezioni dei primi due anni di liceo con la severissima e bravissima Prof.ssa Ferrario?) nonché per la sua bellezza e capacità di farmi sognare: una sorta di amore perduto, ma mai dimenticato, proprio come le parole di una canzone francese interpretata da Yves Montand che ricorderò per sempre...
Les feuilles mortes (poesia di Jacques Prévert; musica di Joseph Kosma)
Oh, je voudais tant que tu te souviennes Des jours heureux où nous étions amis En ce temps-là la vie était plus belle Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle Tu vois, je n'ai pas oublié Les feuilles mortes se ramassent à la pelle Les souvenirs et les regrets aussi
Et le vent du Nord les emporte Dans la nuit froide de l'oubli Tu vois, je n'ai pas oublié La chanson que tu me chantais
C'est une chanson qui nous ressemble Toi tu m'aimais, et je t'aimais Nous vivions tous les deux ensemble Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais
Mais la vie sépare ceux qui s'aiment Tout doucement, sans faire de bruit Et la mer efface sur le sable Les pas des amants désunis
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