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mcenerini

Parlare greco e non saperlo!

In questi giorni sono in viaggio con la mia famiglia per la Grecia continentale e in alcuni momenti non riesco a trattenere l’emozione che una musica, un paesaggio o una parola del passato suscita in me. È un misto indescrivibile di gioia e nostalgia che si manifesta all’improvviso, fermandosi nello stomaco e lasciandomi senza fiato.


Se, da un lato, questa vacanza è l’occasione tanto attesa per rilassarsi e staccare la spina, dall’altro è una riconferma della bellezza del mondo che ci circonda e, soprattutto, della grandezza del mondo che ci ha proceduto. È proprio rivedendo i tesori dei musei tradizionali e di quelli “a cielo aperto” di cui è disseminata la Grecia che mi rendo conto di quanto siamo piccoli e presuntuosi, forti di teorie e scoperte (tecnologiche) ereditate da epoche più o meno antiche che diamo per scontate. E tutto questo, parlando una o più lingue (fortemente) legate al greco antico - lingua dotta per eccellenza secondo Babiniotis - senza averne la consapevolezza.


A tal proposito ho pensato che un mio articolo, scritto originariamente per Eurologos e poi riportato sul mio profilo di LinkedIn, potesse calzare a pennello. Spero di fare cosa gradita riproponendolo in questa sede.



«Tra la fine della guerra civile (1946-49) e l’inizio della dittatura dei colonnelli (1967-74), in Grecia dominò l’instabilità economica e politica. Fu in questo contesto che il professor Xenophon Zolotas, economista di spicco e governatore della Banca di Grecia, fece alcuni interventi storici in lingua inglese e francese, utilizzando quasi esclusivamente termini di origine greca.

Prima di pronunciare il discorso di chiusura del Congresso Monetario Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo del 26 settembre 1957 a Washington D.C., egli spiegò il motivo della sua scelta: “Ho sempre desiderato rivolgermi a questa Assemblea in lingua greca, ma sapevo che il mio discorso sarebbe risultato incomprensibile* alle persone qui presenti. Ho trovato però la soluzione per comunicare in greco pur parlando a tutti in inglese. Con il suo permesso, Signor Presidente, lo farò adesso, utilizzando solo parole greche a eccezione di articoli e preposizioni”.


VERSIONE INGLESE


Kyrie,

I eulogize the archons of the Panethnic Numismatic Thesaurus and the Ecumenical Trapeza for the orthodoxy of their axioms, methods and policies, although there is an episode of cacophony of the Trapeza with Hellas. With enthusiasm we dialogue and synagonize at the synods of our didymous Organizations in which polymorphous economic ideas and dogmas are analyzed and synthesized. Our critical problems such as the numismatic plethora generate some agony and melancholy. This phenomenon is characteristic of our epoch. But, to my thesis, we have the dynamism to program therapeutic practices as a prophylaxis from chaos and catastrophe. In parallel, a panethnic unhypocritical economic synergy and harmonization in a democratic climate is basic. I apologize for my eccentric monologue. I emphasize my eucharistia to you Kyrie, to the eugenic and generous American Ethnos and to the organizers and protagonists of this Amphictyony and the gastronomic symposia.


VERSIONE ITALIANA


Signori,

elogio gli arconti del Tesauro numismatico pan-etnico e la Trapeza ecumenica per l’ortodossia degli assiomi, dei metodi e delle politiche, benché vi sia un episodio di cacofonia della Trapeza con la penisola ellenica. Con entusiasmo dialoghiamo e ci battiamo** nei sinodi delle nostre Organizzazioni gemelle** di cui abbiamo analizzato e sintetizzato le polimorfe idee economiche e i dogmi. I nostri problemi critici come la pletora numismatica generano una certa agonia e malinconia. Questo fenomeno è caratteristico della nostra epoca. Ma, secondo la mia tesi, abbiamo il dinamismo di programmare pratiche terapeutiche come una profilassi dal caos e dalla catastrofe. Parallelamente, una sinergia economica pan-etnica senza ipocrisia e l’armonizzazione in un clima democratico è basilare. Mi scuso** per il mio monologo eccentrico. Enfatizzo la mia eucaristia a voi, Signori, alla nobile** e generosa etnia americana nonché alle organizzazioni e ai protagonisti di questa Anfizionia e dei Simposi gastronomici.


VERSIONE NEOGRECA


Κύριοι,

Ευλογώ τους άρχοντες του Διεθνούς Νομισματικού Ταμείου και την Οικουμενική Τράπεζα για την ορθοδοξία των αξιωμάτων, μεθόδων και πολιτικών, παρά το γεγονός ότι υπάρχει ένα επεισόδιο κακοφωνίας της Τράπεζας με την Ελλάδα. Με ενθουσιασμό διαλεγόμαστε και συναγωνιζόμαστε στις συνόδους των διδίμων Οργανισμών των οποίων τις πολύμορφες οικονομικές ιδέες και δόγματα αναλύουμε και συνθέτουμε. Τα κρίσιμα προβλήματά μας όπως η νομισματική πληθώρα παράγουν κάποια αγωνία και μελαγχολία. Αυτό το φαινόμενο είναι χαρακτηριστικό της εποχής μας. Αλλά, η θέση μου είναι ότι έχουμε τον δυναμισμό να προγραμματίσουμε θεραπευτικές πρακτικές σαν μέτρο προφύλαξης από το χάος και την καταστροφή. Παράλληλα μια παγκόσμια ανυπόκριτως οικονομική συνέργεια και εναρμόνιση σε ένα δημοκρατικό κλίμα είναι βασική. Απολογούμαι για τον εκκεντρικό μου μονόλογο. Εκφράζω με έμφαση την ευχαριστία μου σε εσένα Κύριε, στο ευγενικό και γενναιόδωρο Αμερικανικό Έθνος και στους οργανισμούς και πρωταγωνιστές της Αμφυκτιωνίας και του γαστρονομικού Συμποσίου.



L’esempio sopra riportato potrebbe essere un'interessante palestra per l’intercomprensione tra neogreco, italiano e inglese come pure un punto di partenza per un’analisi etimologica e contrastiva delle lingue coinvolte (greco antico compreso). La riflessione odierna intende però prendere spunto dall’intuizione di Zolotas per ribadire l’importanza politico-sociale di una presa di coscienza vera delle nostre radici linguistiche e culturali.


In un panorama politico, diplomatico ed economico dominato dal mondo anglosassone (e non solo), occorrerebbe interrogarsi sull’effettiva egemonia di lingue e culture moderne che, in realtà, sono profondamente radicate nelle lingue e culture classiche del greco e del latino. In particolare, come spiega lo stesso Beccaria, “Il greco è largamente comune a lingue di struttura diversa. Intride sia le lingue neolatine sia le lingue germaniche. Il grecismo è un mezzo di collegamento e di unione tra le differenti lingue tecniche, giuridiche, filosofiche, è una sorta di collante della comunicazione universale, è la radice che funge da elemento di base per formare le parole colte”. Tuttavia, anche se “il nuovo senza l'antico […] resta privo di senso”, oggi purtroppo “il ruolo di ogni cultura del passato (non solo quella classica), come strumento formativo e indispensabile, è […] messo in forse da scelte e da progetti […] non condivisibili”, con la conseguenza che “la perdita della memoria storica sta investendo non soltanto la classicità, ma l'intero passato”.


Se oltre a puntare al progresso e ai vantaggi (soprattutto economici) della globalizzazione ci soffermassimo anche sull’importanza della storia, del plurilinguismo e della valorizzazione del passato, potremmo forse sperare di evitare l’appiattimento culturale che ci illude del fatto che un’egemonia inconsapevole delle proprie radici sia sufficiente. In realtà, quando una società è culturalmente debole, rischia di soccombere, come saggiamente enucleato nella citazione di Orazio: Graecia capta ferum victorem cepit***.


* Nell’originale inglese viene fatta ironia con l’utilizzo della frase idiomatica “to be Greek to” (incomprensibile a), l’equivalente dell’espressione italiana “essere arabo per”.


** Nella trascrizione etimologica proposta in italiano non è stato possibile riportare tutti i termini scelti da Zolotas in inglese per la loro somiglianza morfologica. In altri casi, come è evidente, sono stati utilizzati termini ormai desueti o di significato diverso, cercando però di mantenere – sulla falsariga dell’originale – un’equivalenza in termini di impatto comunicativo sul lettore. In caso di proposte di miglioramento, invito gli interessati a contattarmi o a lasciare un commento.


*** “La Grecia conquistata il barbaro vincitore conquistò” (Quinto Orazio Flacco, da Libro II, Epistole I, linea 156)».

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