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Il neogreco: la lingua di oggi, la vita di ieri


Nel panorama linguistico indoeuropeo, il neogreco – insieme ad albanese e armeno – si distingue dai principali gruppi[1] identificandosi come lingua «isolata» per il fatto che, a differenza della maggior parte delle lingue indoeuropee, la sua lingua di origine o κοινή διάλεκτος (greco comune) non ha generato altre lingue. Esso, infatti, rappresenta l’ultimo stadio dell’evoluzione della koinè ellenistica dopo aver attraversato la fase del tardo-antico e la grecità bizantina-medievale (cfr. Browning 1983). Come afferma Babiniotis (2005: 15), «il neogreco non è il prodotto degli ultimi decenni, ma il risultato di oltre quaranta secoli di ininterrotto sviluppo» (traduzione nostra[2]). La tradizione linguistica indoeuropea di questo «figlio unico» è inoltre la più antica d’Europa nonché una delle più antiche nel più ampio spazio indoeuropeo (cfr. Banfi et al. 2003).



Oggi il greco è la lingua ufficiale della Repubblica di Grecia e della Repubblica di Cipro nonché lingua regionale o minoritaria con status ufficiale in Italia (grazie alle «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» sancite dalla Legge n. 482[3] del 15 dicembre 1999), Romania e Ungheria, cui si aggiungono le comunità della diaspora, quella grecofona di Costantinopoli e le comunità di emigrati all’estero (prevalentemente in Stati Uniti, Canada e Australia), per un totale di parlanti che oscilla tra 15 e 17 milioni di persone.[4]



L'ultima delle mie lingue di studio, il neogreco avrebbe dovuto essere una specie di lingua madre per me, ma così non è stato. Mio padre e la sua famiglia lo parlavano dalla nascita, perché provenivano da una comunità italo-greca di Istanbul trasferitasi ad Atene e poi a Milano a causa dei disordini scoppiati in Turchia negli anni '50 ai danni della comunità ellenica. Il greco è per me ricordo di infanzia, dei viaggi estivi ad Atene dove viveva un pezzo di famiglia ormai dissolta nel tempo e nell'oblio. Mio nonno e suo fratello nonché mio zio, il fratello di mio padre, erano / sono tutti bilingui, in alcuni casi trilingui con il turco - e interpreti. Il greco, insomma, è una lingua che mi scorre nelle vene ma che non padroneggio e ho dovuto imparare nel momento in cui mi sono resa conto che di quel passato linguistico non era rimasto in me che un lontano, nostalgico, bellissimo ricordo. Mio padre se n'è andato così presto che quando ho iniziato ad apprezzare il valore delle lingue straniere era ormai troppo tardi. Ma studiare la sua lingua è stato un po' come rispondere al bisogno di ritrovarlo nelle parole di una vita ormai trascorsa che continua a esistere nel neogreco. È così che ho incontrato e amato questa lingua straniera che, a ogni suono, mi sussurra qualcosa di lui.



NOTE

[1] I principali gruppi linguistici sono otto, di cui i primi due estinti: le lingue anatoliche, tocarie, celtiche, italiche, germaniche, baltiche, slave e indo-iraniche (cfr. Banfi et al. 2003: 24).

[2] «Η νέα ελληνική γλώσσα δεν είναι υπόθεση των τελευταίων τριάντα ή πενήντα ετών· αποτελεί προϊόν αδιάκοπης εξέλιξης 40 και πλέον αιώνων».

[3] Per prenderne visione, visitare il portale del Parlamento italiano all’indirizzo seguente (ultimo accesso 15/07/2022): http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm.

[4] Dati tratti da Wikipedia, Etnologue online, Banfi et al. (2003: 40) e COM (2012: 18).



BIBLIOGRAFIA

Babiniotis 2005 = G. Babiniotis, Vocabolario della lingua neogreca, Kentro Lexicologias, 2005.

Banfi et al. 2003 = E. Banfi, N. Grandi, Lingue d’Europa. Elementi di storia e di tipologia linguistica, Roma Carocci, 2003.

Browning 1983 = R. Browning, Medieval and Modern Greek, 2^ ed. Cambridge, Cambridge University Press, 1983.

COM 2012 = Commissione europea, Cifre chiave dell’insegnamento delle lingue a scuola in Europa, 3^ ed. EACEA, 2012.


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