Proviamo a pensare a un’Europa in cui ognuno, parlando la propria lingua, riuscisse a comunicare con un francese, un tedesco, un norvegese o un polacco. Umberto Eco (1993: 377) la immaginava così:
"Una Europa di poliglotti non è una Europa di persone che parlano correntemente molte lingue, ma nel migliore dei casi di persone che possono incontrarsi parlando ciascuno la propria lingua e intendendo quella dell’altro, che pure non saprebbero parlare in modo fluente, e intendendola, sia pure a fatica, intendessero il 'genio', l’universo culturale che ciascuno esprime parlando la lingua dei propri avi e della propria tradizione".
Il fenomeno qui descritto è noto come intercomprensione o multilinguismo ricettivo, ossia il processo spontaneo di comprensione reciproca fra parlanti di lingue diverse, una pratica antica tornata recentemente in auge sulla scia delle politiche in materia di plurilinguismo perseguite dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea.
L’approccio plurale dell’intercomprensione può accelerare il processo di comprensione tra lingue affini (romanze, germaniche, scandinave e slave), trattandosi di una metodologia didattica che punta allo sviluppo di competenze linguistiche parziali. In quest’ottica, cioè, gli apprendenti raggiungono molto più rapidamente la competenza di comprensione (scritta e orale) rispetto a quella di produzione, potendo lavorare su elementi lessicali, fonologici, morfologici e sintattici nonché su indizi discorsivi, testuali e culturali legati a una determinata comunità linguistico-culturale.
Le piattaforme attualmente disponibili per l’approfondimento di questa pratica sono numerose nell’ambito delle lingue romanze, come per esempio: Eurom5, Galatea, Galanet, Euromania, EuRocomCenter, Itinéraires Romans, ICE, INTERCOM, BABELWEB, Chainstories, ecc.
Lo studio parallelo di più lingue, anche se non approfondito, porta a un arricchimento linguistico, cognitivo, culturale e umano estremamente stimolante, tuttavia la ricerca in questo campo, i corsi e i materiali a disposizione degli interessati sono ancora limitati, perché si tende a favorire un apprendimento più "tradizionale" delle lingue. Se si pensa all'Europa di oggi, però, dove le barriere sono rappresentate più dall'uso di lingue diverse che dalla presenza di confini di stato, risulta allora chiara la necessità di sviluppare e attuare nuovi metodi di apprendimento. Lo stesso ambito di ricerca dedicato all'intercomprensione è relativamente recente - i primi progetti risalgono agli anni Novanta -, sta esplorando nuove vie e ha avviato nuove sfide. Per esempio, l'intercomprensione orale pone dei problemi specifici rispetto a quella scritta e alcuni studiosi se ne stanno occupando. Guardando poi ai bisogni specifici degli apprendenti, l'intercomprensione è stata applicata ad ambiti settoriali quali l'economia, il turismo, la storia. In altri casi, si studia la sua applicazione nel mondo dell'infanzia e della prima adolescenza, sfruttando le potenzialità neurolinguistiche di questa fascia d'età (per approfondimenti, cfr. Bonvino, Jamet 2016). Infine, come afferma Pietzonka (2013: 14), gli studi nel campo dell'intercomprensione germanica sono limitati rispetto a quelli in ambito romanzo.
Prendendo spunto dal suo lavoro (2013: 22-26, 28), può essere interessante, per chi avesse un'ottima conoscenza del tedesco, cimentarsi nella lettura e nella comprensione estensiva del testo relativo ad Amsterdam - paragrafo "Toerisme" - su Wikipedia.
Di cosa parla in generale l'estratto?
Qual è stata la maggiore attrazione turistica di Amsterdam nel 2007?
Elencate altre tre attrazioni turistiche della città.
In base al testo, le seguenti affermazioni sono vere o false?
Impostando l'attività in ottica gestaltica (globalità - analisi - sintesi), le domande risultano man mano più dettagliate. Infatti, trattandosi di una fase di acquisizione iniziale della lingua, è importante aiutare l'apprendente a utilizzare tecniche di comprensione estensiva. In questo caso, l'autrice guida il lettore alla ricerca di informazioni specifiche (scanning) mediante l'uso di domande aperte e domande vero/falso, con l'intento di "focalizzare l'attenzione sui meccanismi di analogia che hanno consentito di comprendere una lingua non conosciuta" (Balboni 2013: 115).
Attività di questo tipo permettono un apprendimento parziale della/e lingua/e d'interesse con un buon risultato motivante, perché è produttivo scoprire che studiare tedesco e (in minor parte) inglese consente di comprendere anche il neerlandese. In quest'ottica le lingue europee non rappresentano più una barriera alternativa ai confini di stato bensì una ricchezza da preservare e rispettare, andando oltre il monolinguismo generato dal nostro sciovinismo ma anche dal diffondersi dell'inglese come lingua franca per tutti i cittadini europei.
Balboni, P. E., Fare educazione linguistica. Insegnare lingue straniere e lingue classiche, UTET Università, Torino, 2013.
Bonvino, E., Jamet, M.-C., (a cura di) Intercomprensione: lingue, processi e percorsi, Edizioni Ca' Foscari, 2016.
Eco, U., La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Editori Laterza, Roma-Bari, p. 377.
Pietzonka, W., Intercomprehension in Germanic Languages: German and English as Transfer Resources for Reading Comprehension in Dutch, Grin Verlag, 2013.
"Amsterdam", Wikipedia, l'enciclopedia libera, 2017, http://nl.wikipedia.org/wiki/Amsterdam (ultimo accesso 18 luglio 2017).
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